bollettino 27

IL GARANTE NAZIONALE NEI GIORNI DELL’EMERGENZA COVID-19

24 aprile

Istituti detentivi penali per adulti e minori

Nel gran dibattere tra eccessivo lassismo di misure adottate o, simmetricamente, la loro inutilità perché troppo contenute, vale la pena fare il punto dell’attuale momento, seppure in modo possibilmente schematico: mentre scriviamo, le persone detenute presenti negli Istituti sono 53.658. Il flusso di diminuzione quindi sta continuando, anche se non ci sfugge l’incidenza che sia la commissione di un minor numero di reati in questo periodo, sia la cautela negli arresti hanno su tale complessivo valore e che questo potrebbe avere dei segni in controtendenza alla fine del lockdown.

Resta comunque da riconoscere che, indipendentemente da valutazioni soggettive che molti esprimono avendo sotto gli occhi soltanto l’Istituto o gli Istituti di cui conoscono numeri e situazione, 2.628 persone ristrette proseguono la loro esecuzione di pena in detenzione domiciliare e a 617 di esse è stato applicato il braccialetto elettronico (la media giornaliera recente è stata di circa 85 provvedimenti al giorno di cui 30 con braccialetto elettronico). Parallelamente, il dato odierno di permessi e licenze per semiliberi è 704.

Il Garante nazionale non ha ritenuto di intervenire nella scomposta polemica attorno ad alcuni provvedimenti, l’ultimo in data odierna, assunti dalla Magistratura di sorveglianza o da quella di cognizione che hanno determinato la detenzione domiciliare o il differimento pena o gli arresti domiciliari di persone detenute sottoposte al regime del 41-bis o.p. Nel contesto di questo bollettino preme soltanto sottolineare che tali provvedimenti sono del tutto non correlati alle introdotte per affrontare in carcere l’emergenza sanitaria in atto. Tali norme, del resto, escludono esplicitamente «i soggetti condannati per taluno dei delitti indicati dall’articolo 4-bis della legge 26 luglio 1975 n. 354 e successive modificazioni e dagli articoli 572 e 612­-bis del Codice penale», oltre che ben altre cinque categorie di persone detenute.

Nel ribadire il principio della necessità della scrupolosa e doverosa attenzione nell’adozione di provvedimenti che riguardino persone che scontano una pena per delitti riferentesi alla criminalità organizzata e di conseguente grande allarme nell’opinione pubblica, il Garante nazionale chiarisce una volta per tutte che l’attribuzione di ipotesi di abbassamento dell’attenzione rispetto a tale principio a norme recenti è del tutto inconsistente. Il principio della tutela della salute è, del resto, un parametro inderogabile per ogni persona, sia essa libera che detenuta, e ha un valore prioritario nel valutare ogni singola situazione. Spetta alla capacità gestionale ai diversi livelli di responsabilità, amministrativa e sanitaria, di trovare i mezzi più idonei perché tale principio possa concretizzarsi in condizioni di sicurezza e spetta alla Magistratura doverosamente intervenire laddove questo non si realizzi.  

In un colloquio avuto con il Garante nazionale, il Ministro della giustizia ha assicurato il proprio impegno a prendere accordi con la Ministra dell’istruzione affinché si trovino forme di fruizione di materiali a coloro che fino a un mese fa hanno seguito corsi scolastici o universitari e a favorire contatti con i propri docenti in modo che l’anno scolastico possa anche per loro concludersi proficuamente.

Come già riportato nell’ultimo bollettino, le indicazioni dell’Istituto superiore di sanità per la prevenzione e il controllo dell’infezione da Covid-19 negli Istituti penitenziari e le linee di indirizzo, elaborate dal gruppo tecnico interregionale del Tavolo di consultazione permanente sulla sanità penitenziaria, sono alla base di un ampio confronto che coinvolge Dipartimenti, Regioni, Ministeri e Garante nazionale, per affrontare sia l’eventuale acuirsi del problema del contagio in carcere nell’attuale situazione, sia le modalità di attuazione della fase successiva in cui sarà gradualmente possibile ritrovare una via di progressiva normalizzazione. Ovviamente, le linee di indirizzo che saranno prodotte avranno sempre un carattere di flessibilità perché dovranno modularsi al variare delle indicazioni che saranno emanate a livello nazionale dal Ministero della salute e più in generale dal Governo. La prossima riunione del Tavolo è fissata per lunedì e auspicabilmente nel bollettino di martedì prossimo si potrà entrare nel dettaglio dei punti concordati.

Le linee che saranno adottate si dovranno rivolgere non solo agli Istituti per adulti e per minori, ma anche alle Comunità che per il settore minorile sono strutture in cui si realizza una parte molto significativa delle misure restrittive penali, siano esse pubbliche o del privato sociale e spesso a composizione mista, poiché accolgono al loro interno oltre a minori soggetti a un provvedimento di natura penale, altri coetanei soggetti a un provvedimento di tutela.

Alla data odierna, si conferma l’assenza di minori contagiati negli Istituti penali minorili e nelle Comunità residenziali. Tra il personale, invece, risulta qualche positività: uno di Polizia penitenziaria e due tra Dirigenti e personale amministrativo. Alcune persone sono in quarantena o in isolamento fiduciario, altri in attesa dell’esito del test.

Il numero dei minori ristretti nei 17 Istituti penali è sceso a 298 unità.

In ciascuna struttura è stata ulteriormente incrementata la dotazione di dispositivi telefonici e telematici per rispondere all’esigenza di mantenere i contatti con i familiari in sostituzione degli incontri visivi di fatto sospesi. La disponibilità di tablet sta anche permettendo in alcune strutture il proseguimento delle attività scolastiche, attraverso le lezioni a distanza e in altre la prosecuzione degli incontri tra i giovani e gli psicoterapeuti.

Inoltre, alcune Regioni si stanno attivando per dare supporto alle strutture. In questo ambito si segnalano la circolare interpretativa della Regione Lazio sulla gestione delle strutture socioassistenziali durante l’emergenza epidemiologica e l’attivazione da parte della Regione Campania di un servizio di ascolto e di supporto psicologico, effettuato da remoto, rivolto agli operatori e ai minori ospiti delle comunità del privato sociale.

Centri di permanenza per i rimpatri (Cpr)

Lievi i cambiamenti numerici sul numero di persone presenti nei Cpr: qua e là la diminuzione è stata di due unità e il totale è oggi di 250 presenze. Sorprende in questo quadro l’attuale presenza di due persone nel Cpr di Caltanissetta, nonostante sia stata comunicata al Garante la sua chiusura ormai da alcuni giorni. Trattandosi di persone in quarantena, il numero complessivo degli ospiti negli hotspot è sempre lo stesso. Non muta neppure a Messina dove, secondo le fonti ufficiali, le 57 persone non sono in quarantena. Si attende il loro ricollocamento (relocation), anche se non è chiaro se questa sorta di limbo possa avere un termine a breve, data la staticità che percorre le vie europee.

A seguito della somministrazione del tampone a tutti gli ospiti del Cpr di Gradisca d’Isonzo, sono emerse cinque positività tra i migranti, tutti asintomatici: quattro di essi sono attualmente in quarantena nel Centro stesso, mentre il quinto è stato preso in carico dalle Autorità sanitarie del suo luogo di residenza. Il tampone è stato ora fatto a tutto il personale del Centro e se ne attendono gli esiti.

A bordo della nave “Rubattino” per le 180 persone provenienti dalle imbarcazioni “Alan Kurdi” e “Aita mari” scorrono i giorni di quarantena.

Strutture socioassistenziali sanitarie

Forte dell’esperienza già realizzata relativamente alle Residenze sanitarie assistenziali (Rsa) e alla luce degli esiti che l’apertura di uno sguardo al loro interno ha evidenziato, Il Garante nazionale ritiene necessario far presente il rischio analogo che potrebbe malauguratamente verificarsi anche in residenze di altro tipo, ma pur sempre limitative della possibilità individuale di autodeterminazione delle persone ospitate. Per questo ha inviato una lettera alla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano e all’Associazione nazionale dei Comuni italiani per condividere con loro un impegno all’analisi congiunta della sostenibilità dell’applicazione delle misure di prevenzione al contagio da Covid-19 all’interno delle diverse strutture residenziali e, in particolare, quelle sociosanitarie per disabili giovani e adulti (Rsd) e le Comunità sociosanitarie (Css). Si tratta di un’operazione complessa data la parcellizzazione e l’estrema diffusione di tali strutture nella penisola, ma si tratta altresì di un settore in cui è molto forte l’associazionismo organizzato (come la Fish e la Ledha) pronto a collaborare con il Garante nazionale e con gli interlocutori istituzionali in tale senso. L’obiettivo è anche quello di indurre le Autorità responsabili a intervenire operativamente affinché le situazioni di isolamento all’interno delle strutture residenziali non rischino di diventare l’unica modalità di trattamento per affrontare la diffusione del Covid-19 così consolidando forme di segregazione o confinamento ingiustificato. 

Rete nazionale

Il 22 aprile, in mattinata, si è svolta la riunione on line tra il Garante nazionale e i Garanti regionali. In questo momento più che mai, la rete con i Garanti del territorio assume una importanza strategica fondamentale. Al centro dell’incontro il tema del carcere e le questioni sollevate dall’emergenza sanitaria. Oltre all’analisi della situazione esistente, i Garanti hanno avviato una prima riflessione sulle prospettive della fase 2, rinviando i temi degli altri luoghi di privazione della libertà al prossimo incontro. È stata condivisa l’importanza di valorizzare la positività sperimentata in questo periodo nell’uso di modalità comunicative più efficaci e più al passo con lo sviluppo tecnologico del presente.

Proprio avendo presente la crescente importanza dei livelli più vicini al territorio, in un periodo di spostamenti rarefatti quando non azzerati, si è stabilito di fare un nuovo incontro la prossima settimana con tutti i Garanti territoriali che in questa fase di movimenti ristretti di ciascuno di noi sono quelli più prossimi ai luoghi e ai problemi delle persone rinchiuse in un ambito ancor più stretto di quello che già avvolge tutti noi.

Al di là dei problemi d’ordine generale, i Garanti regionali, anche su indicazione di alcuni di quelli di ambito comunale, hanno posto due problemi che richiedono con urgenza di essere affrontati: quello delle tutele delle persone detenute che lavoravano all’esterno secondo l’articolo 21 dell’ordinamento penitenziario e quello del possibile trasferimento di fondi da e per le proprie famiglie residenti all’estero. Su quest’ultimo tema non mancano esperienze positive, per esempio a Rebibbia femminile e a Viterbo, ma come troppo spesso accade, anche queste stentano a trasformarsi da iniziative localmente circoscritte a prassi di sistema.

Rete internazionale

Proprio la crescente importanza dei livelli più prossimi al territorio è stato un elemento al centro del dibattito di un webinar organizzato giovedì scorso dall’Association pour la Prévention de la Torture (Apt) su Monitoring Places of Detention and "Do No Harm" Principle: From Theory to Practice.

All’evento hanno preso parte circa 140 persone, di 50 Paesi, fra cui il Presidente del Sottocomitato per la prevenzione della tortura Onu (Spt) Malcom Evans, e Hans Wolff del Comitato di prevenzione della tortura del Consiglio d’Europa (Cpt).

I punti essenziali sono stati gli aspetti imprescindibili a cui guardare se si vuole realizzare un’attività di monitoraggio effettiva ed efficace nel contesto di un’emergenza epidemiologica: l’implementazione dei due principi cardine del ‘dovere di cura’ (duty of care) e quello del ‘non nuocere’ (do no harm), principi basilari per stabilire nuovi parametri e metodologie di monitoraggio dei luoghi di privazione della libertà in situazioni di crisi pandemica. Altro punto di assoluto rilievo è stato considerato lo sguardo del monitor, che deve entrare nelle pieghe del sistema e delle procedure di assistenza sanitaria e osservare se i due principi anzidetti siano o meno dirimenti rispetto all’esercizio dei diritti fondamentali delle persone detenute nei luoghi di privazione della libertà.

In ultimo, è stato ribadito il ruolo dei Meccanismi nazionali di prevenzione della tortura (Npm) rispetto alla necessità di continuare nell’attività di supervisione dei luoghi di privazione della libertà. Ruolo ancor più rilevante, considerata la sospensione delle visite del Cpt che del Spt a seguito della chiusura delle frontiere internazionali.

Nel nostro perimetro nazionale, è altresì prioritario fare riferimento ai Garanti regionali e locali per potenziare il monitoraggio, raccogliere informazioni, stringere relazioni fattive con le Autorità interessate e gli altri stakeholder presenti sul territorio, essere prossimi alle persone detenute.

Relazione al Parlamento del Garante nazionale

Come è ovvio, la Relazione al Parlamento 2020, che il Garante nazionale consegnerà entro il 30 giugno, sarà presentata con un evento che si avvarrà delle forme di comunicazione ormai divenute più consuete che in passato. L’ipotesi è quella di un evento on line ampio (tipo webinar) a cui iscriversi e che darà la possibilità di assistere alla presentazione stessa tenuta in un luogo istituzionale senza pubblico. Attorno a metà maggio verrà pubblicato il link sul sito del Garante (e inviato a un ampio indirizzario) per poter prenotare la propria partecipazione al webinar. A coloro che confermeranno la partecipazione verrà anche richiesto l’indirizzo a cui inviare la Relazione in un volume analogo a quello degli anni precedenti.

 

Il prossimo Bollettino uscirà martedì.