bollettino 17

IL GARANTE NAZIONALE NEI GIORNI DELL’EMERGENZA COVID-19

2 aprile

Residenze per persone con disabilità o anziane

Il Garante nazionale è particolarmente preoccupato dalla situazione riportata anche dalla stampa, circa la Residenza sanitaria assistenziale “Domus Aurea” di Chiaravalle, in provincia di Catanzaro. Secondo quanto appreso, vi sono state otto morti tra gli anziani ospiti in tre giorni e settantaquattro positività al virus. Un quadro allarmante a cui si aggiunge la necessità di trasferimento ad altre strutture degli altri ospiti. Restano ancora nella Residenza ventiquattro persone per le quali si è trovata comunque la struttura di destinazione. Il Garante nazionale sta seguendo l’evolversi della situazione: ha preso contatti con il rappresentante legale della Residenza, avvocato Domenico De Santis, e ha avuto conferma dell’alta tensione dovuta alla diffusione del contagio tra ospiti e operatori, nonché delle difficoltà riscontrate per avere i dispositivi di protezione individuale – difficoltà che, al momento, sembrerebbero in fase di superamento. Verrà mantenuta l’interlocuzione nei giorni prossimi per cercare insieme le soluzioni più appropriate a riportare sotto controllo la situazione.

 

Istituti penitenziari

È di oggi la notizia del decesso di una persona detenuta nell’Istituto di Bologna. Si tratta di un uomo italiano di 76 anni che era agli arresti domiciliari presso l’Ospedale della città. Nell’Istituto due persone detenute risultano positive e sono in isolamento, mentre altre quattro, che erano entrate in contatto con le persone ora in isolamento, sono in domiciliazione fiduciaria (quarantena). Inoltre, secondo quando riferito ufficialmente dalla direttrice dell’Istituto, vi è un caso di positività tra il personale di Polizia penitenziaria e altri tre sono in domiciliazione fiduciaria. Nell’Istituto sono stati effettuati 150 tamponi, 92 su persone detenute e 58 su poliziotti.

La notizia non ci coglie di sorpresa, data la situazione complessiva della diffusione dell’infezione nel nostro Paese, ma ci preoccupa seriamente. Come abbiamo più volte detto, la situazione di sovraffollamento delle carceri rappresenta un fattore di ampliamento del rischio. Occorre – lo diciamo ancora una volta – continuare a intervenire, ma con maggiore ampiezza e velocità per ridurre i numeri e la densità della popolazione penitenziaria. Oggi le persone detenute presenti negli Istituti penitenziari sono 57.097 a fronte di una disponibilità reale di posti di 47.482.

L’apertura di reparti di isolamento in molti Istituti (210 reparti in 156 Istituti) non è abbastanza e soprattutto non garantisce il reale isolamento – essendo talvolta utilizzate stanze multiple e docce comuni – e quindi l’effettiva tutela della salute dei singoli e della collettività, come sancito dall’articolo 32 della Costituzione. Tuttavia, il numero delle persone detenute positive si mantiene limitato a 21 casi.

Alcuni interlocutori, in questi giorni, hanno sollevato dubbi circa l’attendibilità dei dati forniti nei quotidiani “Bollettini” che il Garante nazionale ha inteso elaborare ogni giorno con la finalità specifica di rendere uno strumento di conoscenza a ogni soggetto interessato, realizzato con le informazioni oggettive e quotidianamente verificate sulla situazione all’interno di tutti i luoghi di privazione della libertà e, conseguentemente, di contenere l’allarme che voci incontrollate e notizie non verificate generano soprattutto tra i familiari delle persone ristrette, oltre che tra queste stesse.

Qualcuno ha obiettato che i numeri in calo delle presenze negli Istituti penitenziari non sarebbero attendibili perché – si dice – ‘nell’Istituto che conosco saranno usciti una decina’. Al di là di questa percezione soggettiva, che, se proiettata sui 191 istituti italiani, determina già una dimensione di circa duemila, il Garante nazionale ribadisce la certezza del dato numerico che viene controllato con continuità quotidiana. Altri mettono in dubbio la verosimiglianza dei dati sulla diffusione del contagio tra la popolazione detenuta e sulla predisposizione delle misure di prevenzione all’interno degli istituti – peraltro, da sempre qui rappresentate criticamente – ipotizzando che siano rese notizie accomodanti per una sorta di vicinanza proprio con le autorità responsabili dell’operato soggetto al controllo del Garante.  Per quanto si tratti di illazioni che colpiscono il ruolo istituzionale dell’Autorità di garanzia, non ci interessa in questa sede e in questo momento, intensamente impegnato dall’occuparsi concretamente delle situazioni in essere in tutti i luoghi di privazione della libertà, spendere tempo a smentirne il fondamento.  Ci preme, invece, assicurare ancora una volta tutti i nostri interlocutori che tutti i dati forniti sono l’unica vera fotografia della situazione attuale.

È di oggi un nuovo caso di suicidio, il quindicesimo dall’inizio dell’anno, avvenuto a Siracusa. L’emergenza sanitaria legata alla diffusione del Covid-19 non deve fare perdere di vista le necessità generali degli Istituti di pena e, in particolare, del mantenimento, anche in questa situazione, dell’attenzione al trattamento individuale delle persone detenute, nel dovuto rispetto della finalità risocializzante della pena dettata dalla Costituzione.

La rete internazionale

La Commissaria per i diritti umani del Consiglio d’Europa, Dunja Mijatovi?, ha lanciato un appello agli Stati membri affinché non siano sacrificate le esigenze specifiche delle persone con disabilità in nome della risposta all’emergenza Covid-19. Il richiamo è all’articolo 11 della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità (Crpd), che prevede che gli Stati adottino «tutte le misure necessarie per garantire la protezione e la sicurezza delle persone con disabilità in situazioni di rischio, incluse le situazioni di conflitto armato, le emergenze umanitarie e le catastrofi naturali».

L’emergenza sanitaria globale e le misure restrittive adottate – dichiara la Commissaria – stanno avendo effetti devastanti sui servizi per questi soggetti vulnerabili, in quanto le misure di risposta al rischio non sono state «sistematicamente attente alle circostanze e ai bisogni specifici delle persone con disabilità». Ciò che preoccupa maggiormente – continua – sono: la crescente tendenza a interrompere dei servizi di sostegno essenziali per le persone con disabilità, l’aumentato isolamento e la carenza di personale e dei dispositivi individuali di protezione che mettono a repentaglio la salute dei soggetti disabili. Gli Stati – sottolinea Mijatovi? – devono adottare tutte le misure necessarie per affrontare questi problemi e i decisori politici devono condividerle e discuterle con i soggetti interessati, o con i loro rappresentanti.

In tema di tutela dei diritti fondamentali – prosegue – bisogna guardare all’emergenza come a un sistema di scatole cinesi, dove il contenitore più piccolo, quello più chiuso e più lontano dalla visibilità della comunità esterna, è quello abitato dalle persone i cui diritti fondamentali sono maggiormente in pericolo e dove è forte il rischio di ulteriore discriminazione.  Fra le persone con disabilità ci sono altri soggetti vulnerabili che abitano questa “piccola scatola” nel cuore del problema: si tratta di coloro che sono ospitati nei contesti residenziali, istituti e ospedali psichiatrici. Per questo Dunja Mijatovi? esorta gli Stati a non abbassare la guardia sui diritti fondamentali di queste persone, come invece è accaduto in taluni Paesi come, per esempio, il Regno Unito che non prevede più il doppio parere di un esperto per la collocazione di un soggetto con problemi psichiatrici in un’istituzione chiusa.