Scarica bollettino 22

IL GARANTE NAZIONALE NEI GIORNI DELL’EMERGENZA COVID-19

9 aprile

Dal mondo: i Centri per i rimpatri, l’esperienza spagnola

Fin dalla dichiarazione dello stato di allarme in Spagna a seguito dell’emergenza Covid-19, emanata con reale decreto n. 463/2020 del 14 marzo, le Autorità politiche e amministrative del Paese, unitamente alla magistratura, alle Autorità di garanzia delle persone private della libertà personale, tra cui il Defensor del Pueblo, gli avvocati e le associazioni della società civile avevano cominciato a interrogarsi sull’opportunità di tenere aperti i Centri di identificazione per il rimpatrio (Cies) essendo venuti meno, in circostanze senz’altro eccezionali e imprevedibili, i presupposti stessi della loro esistenza, primo fra tutti l’effettiva possibilità, in un orizzonte temporale ragionevole, di procedere al rimpatrio a seguito della chiusura delle frontiere tra e con quasi tutti i Paesi del mondo.

Immediatamente dopo la dichiarazione dello stato di allarme del 14 marzo, successivamente modificata il 17 marzo, il Defensor del Pueblo spagnolo (con il quale il Garante nazionale in questi giorni è stato in contatto) aveva avviato un’interlocuzione permanente sia con la Direzione generale dell’immigrazione e delle frontiere della polizia nazionale, sia con il Segretariato di Stato per l’immigrazione al fine di sollecitare l’adozione di misure dirette a svuotare progressivamente i Cies per la tutela della salute e della sicurezza di tutti, ospiti e operatori.

Alla base della richiesta, infatti, non c’era soltanto il venir meno della possibilità concreta del rimpatrio, ma la considerazione che la Costituzione e le leggi spagnole garantiscono a tutti i cittadini, senza distinzioni, uguali diritti e opportunità di tutela della propria salute, garanzie che in un Centro per il rimpatrio, stante le condizioni di concentrazione delle persone, non possono essere assicurate.  In tal senso, le Istituzioni coinvolte, non solo avrebbero dovuto adottare misure per alleggerire progressivamente i Centri fino al completo svuotamento, ma anche assumere azioni di coordinamento per assicurare agli ospiti, una volta usciti, un rientro sicuro al proprio domicilio o un riparo qualora ne fossero sprovvisti.

Per questo motivo, quindi, a partire dal 20 marzo i Cies spagnoli, a cominciare da quello di Barcellona e successivamente Valencia, Madrid, Las Palmas e Murcia, hanno lasciato uscire le persone destinate all’espulsione che in molti casi sono state prese in carico dai servizi territoriali pubblici o da organizzazioni di volontariato. Da rilevare che, in tale ambito, il Ministero dell’interno spagnolo aveva sottoscritto una specifica convenzione con alcune Organizzazioni non governative (Ong) che si erano dichiarate disponibili a offrire ospitalità.

Si tratta di un processo a cui hanno contribuito sia le Autorità di polizia responsabili dei Centri, che hanno avviato una valutazione caso per caso delle situazioni personali dei trattenuti al fine di verificare in primis l’effettiva possibilità di rimpatrio, sia le Autorità giudiziarie deputate al controllo sui Centri che hanno decretato la chiusura delle strutture di Murcia il 30 marzo scorso e di Las Palmas il giorno successivo, valutando proprio il concorso degli elementi sopra evidenziati: l’uguaglianza dei diritti, tra i quali il diritto alla salute; il pericolo di contagio nei Centri e la vulnerabilità delle persone trattenute e di quelle che ci lavorano; la materiale impossibilità di procedere all’espulsione. A questo proposito, la scadenza dei termini per l’allontanamento, che in Spagna è fissato in 60 giorni, ha contribuito far svuotare completamente i Centri che, su decisione dell’Autorità di polizia, non saranno più aperti finché l’emergenza sanitaria non sarà dichiarata finita. Bisogna precisare che l’adozione di tali misure straordinarie non sana la posizione delle persone irregolarmente presenti sul territorio spagnolo, che dovrà essere rivalutata appunto al termine dell’emergenza Covid-19.

Su tale questione, in Italia continua l’interlocuzione del Garante nazionale con il Ministero dell’interno.

Istituti penitenziari

Il Provveditorato dell’Amministrazione penitenziaria della Lombardia ha attivato un protocollo di collaborazione con l’organizzazione Medici senza frontiere per la prevenzione della diffusione del coronavirus negli Istituti del suo distretto. L’Ong ha iniziato da una settimana la sua attività presso la Casa circondariale San Vittore di Milano e ha avuto ieri una lunga interlocuzione con il Garante nazionale per un confronto sulla situazione e sul proprio intervento.

Oggi i detenuti presenti negli Istituti sono 55.939, un numero ancora in leggera flessione. Tuttavia, i tempi della diffusione del Covid-19 per ridurre l’affollamento negli Istituti richiedono interventi ben più decisi e rapidi. Infatti, la drammatica situazione riscontrata nelle Residenze per persone anziane deve suonare come campanello d’allarme rispetto a ciò che può accadere nelle comunità chiuse, laddove non sia possibile creare spazi per l’effettivo isolamento delle persone positive.

Sebbene ci si mantenga all’interno di numeri sostanzialmente contenuti, ieri si è avuto un innalzamento dei casi di positività nella popolazione detenuta che ha portato il numero complessivo a quasi due volte quello che l’Amministrazione penitenziaria aveva comunicato la scorsa settimana. Un numero contenuto dunque che, tuttavia, vale come indicatore di rischio, soprattutto se la gestione dei singoli casi non segue percorsi di assoluta separatezza.

Di ritmo molto minore è l’aumento dei casi negli operatori, che comunque aveva raggiunto un livello più alto la scorsa settimana.

Residenze per le misure di sicurezza (Rems)

Nei giorni scorsi era stata data la notizia di un caso di positività in un ospite della Rems laziale di Ceccano. Tuttavia, successivamente, nella struttura sono stati effettuati 57 tamponi, sia sul personale che sugli ospiti, che sono risultati tutti negativi. Non si registrano quindi casi di infezione all’interno della Rems.

 

Il Bollettino del Garante nazionale tornerà dopo le festività di Pasqua