18 agosto 2021
Interrompere le espulsioni verso l'Afghanistan a tempo indeterminato

Di fronte al tragico evolversi della situazione il Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà, in qualità di organismo nazionale di monitoraggio dei rimpatri forzati, ricorda gli obblighi internazionali di protezione cui l’Italia è vincolata.

Già all'inizio del mese di agosto la Corte europea dei diritti umani si è pronunciata accogliendo la richiesta cautelare di un cittadino afghano che chiedeva di non essere rimpatriato dall'Austria. Una decisione che crea un precedente importante.

La pronuncia, visto il drammatico sviluppo degli eventi, impone a tutti gli Stati parte della Convenzione l’interruzione immediata e a tempo indeterminato di qualsiasi allontanamento di persone, anche indiretto, verso l'Afghanistan.

In base ai dati raccolti dal Garante tra il 1° gennaio e il 30 aprile 2021, non si registrano rimpatri forzati di cittadini afghani dall'Italia, mentre sono quattro le persone respinte in frontiera verso l’Afghanistan e sei, tra cui tre donne, quelle riammesse in Slovenia. Sei sono transitati da Centri di permanenza per i rimpatri (Cpr).

Devono ancor più far riflettere i numeri del 2020: è stato realizzato il rimpatrio forzato di un cittadino afghano, sette persone sono state respinte in frontiera verso l’Afghanistan e 327, tra cui quattro 4 donne, sono state riammesse in Slovenia. Cinque sono transitati per Cpr.

È necessario un ripensamento urgente dell’attività di controllo delle frontiere nei confronti dei cittadini afghani e una riorganizzazione complessiva delle politiche di accoglienza anche a livello europeo specie per quanto riguarda la cosiddetta rotta balcanica.

https://twitter.com/GaranteLiberta/status/1427882491210342401?s=19