Bollettino 31

IL GARANTE NAZIONALE NEI GIORNI DELL’EMERGENZA COVID-19

8 maggio

 

Istituti penitenziari

Da più parti, si parla di carcere spesso con toni drammatici circa possibili complotti o pretesi lassismi. Per questo il Garante nazionale ha cercato di fare il punto in un’intervista per il sito della Treccani. Due aspetti è opportuno riportare anche in questa sede: il primo riguarda cosa si sia fatto in questi due mesi di emergenza sanitaria per mettere il carcere in grado di affrontare in maniera meno precaria il rischio di sviluppo del contagio al suo interno; il secondo riguarda la polemica relativa all’inclusione di persone appartenenti alla criminalità organizzata all’interno della lista di coloro che hanno usufruito di una forma detentiva diversa da quella del mantenimento in cella.

Sul primo punto, la risposta del Presidente Mauro Palma è stata la seguente: «Si è in primo luogo intervenuti con un provvedimento, il 18 di marzo, che prevede che coloro che hanno da scontare ancora meno di 18 mesi di pena possano usufruire di una procedura semplificata per l’accesso alla detenzione domiciliare. Si tratta in realtà di una misura prevista da una legge del 2010, la 199 del 2010, che, attraverso il provvedimento del 18 marzo, ha fatto sì che potesse usufruire della procedura semplificata chi non rispondeva dei reati 4 bis, quelli più gravi e relativi alla criminalità organizzata, e non aveva preso parte alle violenze in carcere delle settimane precedenti. Oltre a queste specifiche misure sono intervenute altre due indicazioni. Da un lato quella, di fronte al rischio di virus in carcere, ad accelerare le procedure nei Tribunali di sorveglianza. La misura di marzo prevedeva infatti, per chi doveva scontare più di 6 mesi, l’applicazione del braccialetto elettronico. Una procedura sempre complicata. Per effetto della norma e dell’accelerazione delle procedure che ne è derivata noi abbiamo ad oggi 3.030 detenzioni domiciliari e 798 casi di applicazione del braccialetto elettronico. È intervenuto poi un ulteriore segnale culturale, a cui ha contribuito anche una indicazione del procuratore generale della Cassazione che invitava a ricordarsi che la misura cautelare in carcere rappresenta una extrema ratio, e che a essa vanno quindi preferite altre misure. Degli oltre 7000 detenuti in meno rispetto all’inizio del contagio, se 3.000 sono detenzioni domiciliari, il resto è fatto anche di minori ingressi negli istituti di pena, sia perché ci sono stati meno reati in questa fase di lockdown, sia perché c’è stato un minore ricorso alla custodia cautelare, sia infine per l’accelerazione impressa all’esame di misure alternative giacenti. In questo quadro si è aggiunta anche l’indagine volta a rilevare quei casi che per età o per presenza di patologie potevano essere più suscettibili di contagio e a riesaminare quindi il loro caso. In questa indagine si sono inserite anche persone riferibili a forme di criminalità organizzata».

Possiamo essere ancora più precisi. Le persone inviate in detenzione domiciliare dal 18 marzo a oggi sono 3.116, di cui 835 con braccialetto elettronico.

In risposta alla seconda questione che ha riguardato i casi di misure diverse dal carcere concesse a persone riferibili alla criminalità organizzata, il Presidente ha osservato che il provvedimento adottato, comunque, non si applicava ai reati di mafia perché esplicitamente escluso dalla legge. Non solo, ma nel numero complessivo occorre considerare che «ben 195 erano persone non ancora condannate con sentenza definitiva, per le quali, quindi, il beneficio è consistito nella conversione della misura cautelare in carcere in una di arresto a casa. Questi casi, peraltro, sono di competenza delle Corti giudicanti e non della Magistratura di sorveglianza, competente solo per i detenuti condannati in via definitiva. Per le misure prese dalla Magistratura di sorveglianza, che esamina il percorso compiuto dal singolo detenuto, non è da escludersi un riesame del percorso fatto, che è anzi già previsto. Per quelle date dal giudice di merito, invece, sarebbe grave se si pensasse che l’esecutivo possa intervenire con indicazioni su decisioni che competono invece soltanto al giudice di merito». Per poi concludere più avanti «Mi sembra in sostanza che si sia determinato un grande allarme attorno a cose che hanno specifiche motivazioni che, più che il clamore della dichiarazione ad effetto, meriterebbero invece capacità politica in senso alto, ossia capacità di governare i processi, di controllare che non ci siano abusi senza utilizzare toni urlati e facendo capire alla collettività che sicurezza e tutela della salute delle persone non sono diritti in contrasto l’uno con l’altro. In questo mi sento di dire che non c’è una responsabilità ministeriale nell’alimentare i toni urlati, ma anche che sarebbe un errore cedere a questo tipo di pressioni con provvedimenti che rischiano di segnare un passo indietro nel percorso intrapreso».

L’intera intervista è consultabile all’indirizzo: 

http://www.treccani.it/magazine/atlante/societa/La_situazione_nelle_carceri.html

Il numero delle persone detenute oggi in carcere è 52.878.

Persone migranti

Permane la situazione di criticità a Lampedusa, che continua a registrare un flusso intenso di arrivi. Nella corrente settimana, dopo gli sbarchi del 4 maggio riportati nell’ultimo Bollettino, notizie ufficiali confermano che il 6 maggio si è verificato un ulteriore sbarco riguardante complessivamente 156 persone, tra cui 118 uomini e 38 minori stranieri non accompagnati. 70 persone già nella serata del 6 maggio sono state trasferite a Porto Empedocle con una nave della Guardia di Finanza.  

Il Garante nazionale apprezza l’iniziativa di fare ricorso a un natante della Guardia di Finanza per accelerare il trasferimento in Sicilia dei migranti sbarcati e auspica che sia al più presto implementata ogni altra idonea misura organizzativa diretta a garantire il pieno rispetto dei diritti delle persone migranti e la salute e la sicurezza della comunità lampedusana. A tal proposito, al fine di assicurare la continua disponibilità di posti per la primissima accoglienza, il Ministero dell’interno ha comunicato che sono in corso approfondimenti sulla possibilità di utilizzare l’hotspot dell’isola esclusivamente per ospitare le persone nel breve periodo di attesa prima del loro trasferimento ad altra destinazione, come suggerito dal Garante nazionale nell’interlocuzione intercorsa.

In sintesi, tra il 25 aprile e il 6 maggio sono 580 le persone sbarcate a Lampedusa per un numero complessivo di otto sbarchi. Di questo numero totale di 580, 360 erano uomini, 125 donne, 49 minori e 46 minori non accompagnati, questi ultimi per la maggior parte (38) sbarcati il 6 maggio. Tutte le persone si trovano in questo momento in quarantena, distribuite tra gli hotspot di Pozzallo (100), Lampedusa (108) e alcuni comuni siciliani, nello specifico Comiso, Agrigento ed Enna.

Il numero totale delle persone presenti nei Cpr è oggi 210, ancora una volta con le massime presenze a Torino (68), Gradisca di Isonzo (41) e Macomer (37). Per capire come sia stato l’andamento dell’ultimo mese, con nove rilevazioni, si è passati dai 344 del 1° aprile al dato attuale, con un’iniziale riduzione di venti presenze tra due rilevazioni successive, valore che è poi sceso a una riduzione di dieci nell’ultima parte del mese di aprile e che attualmente nei primi giorni di maggio è tornato a essere pari a diciannove presenze in meno rispetto alla rilevazione precedente.

Reti internazionali e nazionali

Il giorno della vittoria dell’Europa (VE-Day), che marca il termine del secondo conflitto mondiale, ci ricorda quanto lottare fino allo stremo delle forze possa, a lungo andare, vincere il nemico più infido, percepito come invincibile. Purtroppo, nell’elenco dei decessi attuali figurano anche in taluni casi persone che settantacinque anni fa lottarono perché avvenisse la giornata che oggi si celebra. Gli organismi sia internazionali che nazionali che si occupano di protezione dei diritti umani, di prevenzione della tortura e dei gravi maltrattamenti continuano a lavorare a pieno ritmo e in questa giornata speciale celebrano la perseveranza e la resilienza dimostrate dai nostri sopravvissuti e caduti sotto il tiro di un antagonista mortale.

Riepiloghiamo alcuni eventi della settimana che si accinge a chiudersi.

È del 5 maggio l’uscita del n. 6 della nuova serie del Bollettino dei National preventive mechanism del Consiglio d’Europa – la Newsletter è un’attività nell’ambito dello European Npm Forum, progetto congiunto Unione europea-Consiglio d’Europa, cofinanziato da entrambe le organizzazioni e realizzato dal Consiglio d’Europa – alla cui stesura ha partecipato anche il Garante nazionale, intervenendo nel dibattito su come sia continuata con intensità l’attività di controllo degli Npm durante la diffusione della pandemia. Il progetto in questione costituisce una piattaforma di scambio e confronto per gli Npm europei e ha lo scopo ultimo di aiutare a migliorare numeri e condizioni della detenzione negli Stati membri europei.

La Newsletter evidenzia anche la pubblicazione a cura del Garante nazionale della ricerca sul Monitoraggio dei rimpatri forzati in Europa. Strategie, criticità e buone pratiche, realizzata nell’ambito del progetto Realizzazione di un sistema di monitoraggio dei rimpatri forzati finanziato attraverso il Programma nazionale Asilo Migrazione Integrazione (FAMI) 2014/2020, di cui viene presentata la versione inglese.

Il Bollettino internazionale, oltre a presentare l’attività dei Npm, dà poi conto dell’attivismo di tutte le organizzazioni internazionali che fanno capo all’Onu, al Consiglio d’Europa, all’Unione europea, delle organizzazioni non governative e degli enti di ricerca, in un periodo particolarmente delicato per la promozione e protezione dei diritti umani.

Coloro che sono interessati a iscriversi alla Newsletter possono inviare un messaggio di posta elettronica all’indirizzo NPM.newsletter@coe.int

La Newsletter odierna è pubblicata al seguente indirizzo:

http://www.garantenazionaleprivatiliberta.it/gnpl/resources/cms/documents/befcf537960cbdd3bebabacaad1da633.pdf

Il 5 maggio è stata poi la Giornata dell’Europa, cui la Segretaria generale del Consiglio d’Europa Marija Pej?inovi? Buri? ha dedicato una Dichiarazione che non poteva certo mancare, considerato che 71 anni fa (il 5 maggio del 1949) veniva firmato il Trattato di Londra (nelle stanze del St. James's Palace) attraverso il quale gli Stati fondatori (tra cui l’Italia) costituirono il Consiglio d’Europa.

Il pensiero di Marija Pej?inovi? Buri? è andato anche al testo fondamentale rappresentato dalla Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali.

https://www.coe.int/it/web/portal/-/europe-day-5thmay-council-of-europe-works-with-eu-to-overcome-pandemic-crisis

In occasione del 70° anniversario della Convenzione europea per i diritti umani- Cedu (che fu firmata a Roma l’11 novembre del 1950 a Palazzo Barberini), la città di Kristiansand in Norvegia ha organizzato, sempre il 5 maggio, una conferenza internazionale (in formato digitale) per celebrare e attirare l'attenzione sull'importanza della Convenzione e della Corte che ne assicura l’adesione da parte degli Stati, cioè la Corte europea dei diritti umani di Strasburgo. L’Anniversary address per il 70° della Cedu è stato affidato al Presidente uscente della Corte, il greco Linos-Alexandre Sicilianos.

https://www.coe.int/it/web/portal/-/kristiansand-conference-to-mark-the-70th-anniversary-of-the-echr

È del 4 maggio la pubblicazione su Twitter di un video in cui il Garante nazionale Mauro Palma spiega come e perché il lavoro di monitoraggio dei luoghi di detenzione, come carceri, centri per persone migranti, strutture sanitarie, continua in tempo di Covid-19. Il video è stato pubblicato dall’Associazione per la prevenzione della tortura (Apt) di Ginevra nella sezione Voices from the field.

https://twitter.com/GaranteLiberta/status/1257385699122253824

Il 10 maggio ricorre il 30° anniversario della istituzione della Commissione europea per la democrazia attraverso il diritto (più nota come Commissione di Venezia del Consiglio d’Europa). Per tale occasione il Presidente italiano ha già formulato una dichiarazione in cui, tra l’altro sottolinea che ora più che mai è necessario difendere e promuovere, in partnership con gli organi del Consiglio d’Europa e dell’Unione europea, il rispetto dei diritti umani anche in situazioni di emergenza.

https://www.venice.coe.int/files/30-anniversary-declaration-ITA.pdf

Il prossimo martedì 12 maggio si svolgerà una riunione online organizzata dal Garante nazionale con la Conferenza nazionale del volontariato nell’ambito della giustizia e le Associazioni che operano in ambito penitenziario.

Strutture socio-sanitarie assistenziali

È in fase di rinnovo il Protocollo operativo di ricerca su luoghi, forme e modi della disabilità segregata, stipulato il 1° giugno 2017 tra il Garante nazionale, l’Altro diritto-Centro di ricerca interuniversitario su carcere, devianza, marginalità e governo delle migrazioni (Firenze) e il CeRC – Centre for Governmentality and Disability Studies “Robert Castel” (Napoli).

Il Protocollo prevede, tra gli obiettivi, l’individuazione delle pratiche determinanti de facto segregazione e istituzionalizzazione all’interno delle strutture per persone con disabilità e delle situazioni e pratiche a rischio di violazioni del principio inderogabile del divieto di tortura o trattamenti crudeli, inumani e degradanti. Negli anni, le attività previste dal Protocollo hanno supportato l’attività di monitoraggio all’interno delle strutture socio-sanitarie assistenziali residenziali per disabili e anziani che il Garante nazionale ha svolto per il mandato istituzionale conferitogli da norme nazionali e internazionali. Il rinnovo tiene conto non solo della necessità di prosecuzione delle attività in considerazione delle risultanze dei lavori, ma anche della necessità di implementare il monitoraggio sulle conseguenze che la diffusione dell’epidemia da Covid-19 ha comportato in questa tipologia di strutture e che, come è noto, ha gravemente colpito alcune realtà socio-assistenziali residenziali, come le Rsa.

 

Relazione al Parlamento del Garante nazionale

Come già riportato, la Relazione al Parlamento 2020, che il Garante nazionale consegnerà entro il 30 giugno, sarà presentata con un evento che si avvarrà delle forme di comunicazione ormai divenute più consuete che in passato. L’ipotesi è quella di un evento on line ampio (tipo webinar) a cui iscriversi e che darà la possibilità di assistere alla presentazione stessa tenuta in un luogo istituzionale senza pubblico. Attorno a metà maggio verrà pubblicato il link sul sito del Garante (e inviato a un ampio indirizzario) per poter prenotare la propria partecipazione al webinar. A coloro che confermeranno la partecipazione verrà anche richiesto l’indirizzo a cui inviare la Relazione in un volume analogo a quello degli anni precedenti.

 

  • Il prossimo Bollettino uscirà martedì