Consiglio d'Europa

Il Presidente Palma al Consiglio d’Europa sulle buone pratiche italiane in materia penitenziaria

Mauro Palma, Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale, è stato invitato a Strasburgo dal Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa, al dibattito tematico sull’esecuzione delle sentenze della Corte europea dei diritti dell’uomo, per illustrare le azioni messe in atto dall’Italia a seguito delle sentenze della Corte europea per i diritti umani in tema di sovraffollamento carcerario. Nel suo intervento Mauro Palma si è soffermato sul piano d’azione definito e realizzato dall’Italia a seguito della sentenza di condanna per violazione dell’articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo sul caso “Torreggiani e altri” (2013): una sentenza che indicava una criticità non episodica, ma sistematica e che richiedeva urgenti interventi. Tale piano d’azione ha incluso una serie di misure che nel loro insieme hanno permesso di rispondere in modo efficace ai rilievi della Corte, che ha riconosciuto il lavoro fatto dall’Italia, considerato come esempio di positiva risposta a una sentenza della Corte, tanto più importante quando si tratta di violazione di un articolo inderogabile della Convenzione, quale è appunto l’articolo 3: “nessuno può essere sottoposto a tortura o a trattamenti o pene inumani o degradanti”.. Fra le misure adottate si possono citare i provvedimenti legislativi miranti a diminuire la popolazione carceraria tramite l’adozione di misure alternative alla detenzione e a favorire un regime carcerario più aperto, ristrutturazioni dell’edilizia carceraria esistente, lo sviluppo di software che permettono il monitoraggio a livello centrale della situazione in ogni carcere sul territorio del Paese, la previsione di un sistema di rimedi preventivi e compensativi, fra i quali l’istituzione dello stesso Garante nazionale. Come risultato, la popolazione carceraria italiana è diminuita in meno di otto anni di più di 10.000 unità e sono state ridotte o indennizzate circa 400 mila giornate detentive a chi aveva subito condizioni inumane o degradanti.