bollettino 28

IL GARANTE NAZIONALE NEI GIORNI DELL’EMERGENZA COVID-19

Il Garante nazionale nei giorni dell’emergenza Covid-19

28 aprile

Rete territoriale e aree non penali dell’azione del Garante

Questa mattina si è svolta una riunione in videoconferenza con i Garanti delle Regioni, Province, Città metropolitane e Comuni per avere un confronto con il Garante nazionale sulle situazioni di privazione della libertà, con particolare attenzione all’ambito dei migranti nei Centri di permanenza per i rimpatri (Cpr), negli hotspot e nei luoghi di quarantena e alle strutture di tipo sanitario, come le Residenze per le misure di sicurezza (Rems) e le Residenze sanitarie assistenziali (Rsa).

Riguardo ai migranti, la situazione delle presenze nei Cpr rimane grosso modo stabile, con un totale di 240 persone trattenute. I Centri sono generalmente molto al di sotto della capienza effettiva, con solo due eccezioni: i Cpr di Macomer e Gradisca di Isonzo, che sono quasi al completo. Per quanto riguarda gli hotspot si confermano i numeri dei giorni precedenti: 116 persone a Lampedusa, 50 a Pozzallo e 57 a Messina.

Come riportato in precedenti bollettini, hotspot e altre strutture del territorio siciliano in questo periodo di emergenza sanitaria sono divenuti luoghi temporanei di quarantena per i cittadini stranieri sbarcati sulle coste italiane. Con circolare del 18 marzo 2020 il Capo Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione ha stabilito, infatti, che tutte le persone migranti in ingresso sul territorio italiano siano sottoposte alle misure di sorveglianza sanitaria e di isolamento fiduciario, in linea con quanto previsto in generale dal decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti e del Ministro della salute il 17 marzo scorso nei confronti di tutte le persone in entrata in Italia.

Il protrarsi della crisi sanitaria – come già altre volte rilevato – è alla base delle decisioni delle Autorità di utilizzare le navi per le misure di quarantena previste per le persone soccorse in mare e per le quali non è possibile indicare il Place of safety (Pos). Del resto, il decreto interministeriale n. 150 del 7 aprile 2020 ha stabilito che «per l’intero periodo di durata dell’emergenza sanitaria […] i porti italiani non assicurano i necessari requisiti per la classificazione e definizione di place of safety […] per i casi di soccorso effettuati da parte di unità navali battenti bandiera straniera al di fuori dell’area Sar italiana».

Tale speciale procedura ha trovato la sua prima, e per il momento unica, applicazione nei confronti dei migranti soccorsi dalle imbarcazioni “Alan Kurdi” e “Aita Mari”, trasferiti, rispettivamente il 17 e il 19 aprile a bordo della nave “Raffaele Rubattino” della Compagnia italiana Tirrenia che rimarrà ancorata a un miglio al largo dal porto di Palermo per tutta la durata del periodo di quarantena.

A bordo risultano presenti i membri dell’equipaggio e il personale della Croce Rossa incaricato dalla Protezione civile a prestare assistenza sanitaria e ogni altro servizio primario ai cittadini stranieri tratti in salvo.

L’esperienza della nave “Rubattino” non sembrerebbe destinata a rimanere un caso isolato giacché il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti il 19 aprile ha avviato una procedura per il servizio di noleggio di unità navali da adibire all’assistenza e alla sorveglianza sanitaria dei migranti soccorsi in mare o giunti sul territorio nazionale a seguito di barchi autonomi. Come si legge nell’Avviso pubblicato sul sito web del Ministero, le navi individuate saranno destinate a ospitare le persone nel periodo di sorveglianza sanitaria prima dello sbarco nei Pos di volta in volta indicati.

Pur condividendo la necessità e la responsabilità delle Istituzioni di far fronte all’emergenza epidemiologica in atto garantendo l’attuazione delle misure di contenimento previste per legge, la regolazione di questa particolare fase emergenziale non può prescindere dal riconoscimento dei diritti fondamentali che Costituzione e Convenzioni riconoscono a chiunque si trovi o comunque sia giunto sul territorio italiano.

La realizzazione delle misure di quarantena in luoghi straordinari ed eccezionali non può comportare una situazione di ‘limbo’: le persone migranti sono sotto la giurisdizione dello Stato Italiano ai fini delle misure sanitarie loro imposte, ma al contempo non hanno la possibilità – e per un periodo di tempo non indifferente – di esercitare i diritti che il nostro Paese riconosce e tutela. Non possono chiedere asilo, non sono di fatto – e quanto meno temporaneamente – tutelati in quanto vittime di tratta o minori stranieri non accompagnati, Né possono tempestivamente accedere alle procedure per il ricongiungimento familiare ai sensi del Regolamento Dublino. – procedure peraltro che hanno una loro intrinseca scadenza.

Ovviamente, a queste tutele si aggiunge la garanzia fondamentale di ogni persona privata della libertà di ricevere informazioni chiare ed esaustive sulle ragioni alla base della misura restrittiva. A tale proposito, la titubanza delle Autorità nel fornire informazioni certe relativamente alla destinazione delle persone a bordo della nave non appare rassicurante. Sotto tale profilo, l’imposizione di un periodo di quarantena nei confronti di persone per le quali non è al momento possibile indicare una soluzione di accoglienza appare contraddittoria e critica.

Nel corso della riunione con i Garanti, sono stati illustrati i risultati della ricerca sulle Residenze sanitarie assistite (Rsa) realizzata in collaborazione con il Garante nazionale, già riportati sul nostro bollettino e si è fatto il punto della situazione nelle Residenze per le misure di sicurezza (Rems) rispetto alle misure di prevenzione dell’epidemia da Covid-19. Dai primi riscontri del monitoraggio avviato venerdì dal garante nazionale sulle 30 residenze, i casi positivi registrati tra i pazienti risultano attestarsi a 23, concentrati in due Rems del Nord.

Istituti penitenziari

Come sapete, mentre iniziamo a scrivere il bollettino di oggi, le agenzie battono la notizia della nomina di Roberto Tartaglia a vice Capo del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria (Dap). Avere una persona in più ai livelli alti della gestione della complessità del momento è una notizia da salutare senz’altro positivamente, soprattutto perché quel ruolo era scoperto da tempo.

L’enfasi comprensibilmente rivolta alle aree speciali della detenzione che maggiormente hanno impatto nell’opinione pubblica non deve fare perdere di vista che il discutere oggi di carcere e di possibile incidenza al suo interno del rischio di contagio non vuol dire pensare che lo si possa riassumere nei 9.832 detenuti odierni in regime di alta sicurezza o di 41-bis. Ogni discorso sul carcere deve avere come prospettiva la sua totalità, che contempla in maniere essenziale le 44.336 persone ristrette, al di là di quelle in alta sicurezza. Il ragionamento diventa ancora più stringente se si tiene conto del fatto che ben 7.180 persone detenute hanno una pena o un residuo pena inferiore a un anno e 14.298 inferiore a due. Ed è pensando soprattutto a questa fascia di popolazione ristretta che va indirizzata la riflessione sulle possibili misure volte a ridurre l’affollamento carcerario. Anche in ragione dell’emergenza sanitaria che in questo momento ancora di più rende evidente la necessità non solo di rispettare la capienza effettiva degli Istituti di pena, ma anche di non colmarla nella sua totalità, data la necessità che può sempre porsi di avere spazi disponibili per eventuali separazioni e isolamenti, qualora il contagio si sviluppi.

Oggi le persone detenute registrate archivio sono 54.168 ma quelle effettivamente presenti negli Istituti penitenziari sono 53.345, sempre su una capienza effettiva di 46.731.

Il numero dei contagi tra la popolazione detenuta che aveva avuto già ieri un aumento, quantunque contenuto avvicinandosi a quasi 150 positivi, ha trovato un ulteriore impulso in data odierna con alcuni nuovi casi concentrati prevalentemente in due Istituti.

Il numero di detenzioni domiciliari concesse dal 18 marzo a ieri sera è 2.711 e in 655 di esse è stato applicato il braccialetto elettronico.

Nel corso dell’incontro avuto oggi con i Garanti territoriali è stato dibattuto anche un tema evidentemente importante per le vite delle singole persone detenute e giustamente sollevato dalla Garante della Città metropolitana di  Roma, relativo a coloro che, ammessi al lavoro esterno ex articolo 21 o.p., hanno avuto l’interruzione di tale rapporto lavorativo o perché la struttura detentiva dove sono ospitati non permetteva la possibilità per loro di uscire e rientrare in modo sicuro dal punto di vista del contagio o perché l’azienda per cui lavorano ha interrotto l’attività. In entrambi i casi si pone la tutela dei lavoratori che non hanno percepito salario né hanno usufruito di ammortizzatori sociali. Si tratta di situazioni tra loro dissimili e che richiedono interlocutori diversi. Il Garante nazionale si è impegnato, in collaborazione con i Garanti locali, ad affrontare la questione in un caso con i relativi Provveditorati, nell’altro con il Ministero del lavoro, in vista di una doverosa soluzione.

 

Il prossimo Bollettino uscirà venerdì.