Vienna 27-28 marzo 2018

Il Garante nazionale aderisce al progetto pilota “DeMon Base” sugli standard applicati e le prassi osservate negli istituti penitenziari europei

Il Garante nazionale ha partecipato al primo incontro dei Meccanismi Nazionali di Prevenzione (NPM) europei che hanno aderito al progetto pilota “DeMon Base” (European Detention Monitoring Knowledge Base)

A Vienna, dal 27 al 28 marzo 2018, si è tenuto il primo incontro del progetto pilota “DeMon Base” sulla cooperazione fra i meccanismi nazionali di prevenzione della tortura e di pene o trattamenti, crudeli inumani o degradanti (NPM) per lo scambio di informazioni riguardanti gli standard applicati e le prassi osservate nell’esecuzione penale nei paesi aderenti al progetto.
Hanno partecipato all’evento gli NPM di Albania, Austria, Francia, Grecia, Italia (una delegazione composta da Claudia Sisti, responsabile dell’Unità che si occupa di detenzione penale e privazione della libertà, e da Giovanni Suriano, della medesima Unità, accompagnati da Antonella Dionisi delle relazioni internazionali del Garante), Lituania e Slovenia, meccanismi che, all’indomani del lancio del progetto il 3 ottobre 2017 in una conferenza organizzata dal Consiglio d'Europa, l'Agenzia per i Diritti Fondamentali (FRA) e l'Ufficio per le Istituzioni democratiche e i diritti umani dell'OSCE, avevano comunicato la loro adesione al progetto pilota “DeMon Base”.
Erano presenti all’incontro anche il Comitato di Prevenzione della Tortura (CPT) e il Sottocomitato sulla Prevenzione della Tortura (SPT), costituito in seno al Comitato contro la Tortura (CAT) delle Nazioni Unite.
Due sono gli aspetti considerati dal progetto: uno riguarda gli standard applicati dalle amministrazioni interessate nell’esecuzione delle condanne a pene detentive, dei quali l’NPM deve avere conoscenza, sia a livello globale (Nazioni Unite), sia ai livelli regionale (Consiglio d’Europa, cioè in particolare gli standard della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo e del CPT) e nazionale (leggi, regolamenti, atti amministrativi e giurisprudenza); l’altro attiene alle prassi applicate nell’esecuzione penale e osservate dagli NPM durante le visite alle strutture penitenziarie, nell’ottica di rilevare quelle situazioni e condizioni di detenzione che rappresentano un potenziale rischio di violazione dell’art. 3 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo.
Durante le due giornate dell’incontro, la discussione ha messo a fuoco gli obiettivi e l’impianto dello strumento di rilevazione degli standard applicati e delle prassi osservate, precedentemente inviato ai partecipanti. Tale interlocuzione si è rivelata essenziale per l’avvio del progetto.
L'Agenzia per i Diritti Fondamentali (FRA) ha offerto chiarimenti sull’intento primario dello strumento proposto, ovvero quello di supportare il lavoro dei giudici nazionali dei paesi dell’Unione Europea nella valutazione dei casi di trasferimento fra gli Stati Membri delle persone detenute e di quelle sottoposte al Mandato di Arresto Europeo (EAW ? European Arrest Warrant). Di fatto, il dispositivo ha lo scopo principale di semplificare la complessità del mandato dei giudici, attraverso la restituzione di informazioni che riguardano, per l’appunto, alcuni aspetti delle condizioni materiali della vita detentiva all’interno degli istituti penitenziari, sì da ottenere un quadro generale iniziale che faciliti la loro analisi dei casi da trattare. 
Al termine dell’incontro, il Consiglio d’Europa, nella persona di Markus Jaeger, capo della divisione Independent Human Rights Bodies della DGI ? Human Rights Policy and Co-operation Department, ha chiesto ai partecipanti di confermare l’adesione al progetto pilota, cui il Garante Nazionale ha risposto positivamente.