foto

Mauro Palma: Attaccare le donne rom è un grave arretramento culturale

Un errore attaccare le donne rom in quanto categoria, secondo Mauro Palma, presidente del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale. Ed è soltanto populismo proporre che debbano rimanere in carcere anche durante la gravidanza o con figli piccoli.

Secondo Matteo Salvini il Pd vuole mettere in libertà «le borseggiatrici rom che usano bimbi e gravidanza per evitare il carcere».

In generale non commento le dichiarazioni dei ministri però questa mi sembra una dichiarazione di stampo politico non relativa all'attività del dicastero quindi sento di poter mi pronunciare.

E che cosa ne pensa?

Trovo che indicare una categoria rispetto a un reato sia un arretramento culturale grave. Non è mai una minoranza o un gruppo sociale in quanto tale a commettere un reato. È un errore linguistico che evoca un errore concettuale i reati sono sempre individuali.

Una forma di razzismo?

Preferisco non usare questo termine. Mi sembra più corretto sottolineare che legare i reati a delle categorie di appartenenza sociale come se ne fossero la ragione è un errore. Il diritto penale si fonda sulla responsabilità individuale.

Non solo Salvini, anche altri parlamentari della Lega insistono: le donne rom approfittano della gravidanza per evitare il carcere.

Casi singoli possono essercene. Capita sempre che qualcuno approfitti degli interstizi di una norma. Sono situazioni raccontate anche nella letteratura e nel cinema ma non può essere questo a farci andare sotto il livello di civiltà che le nostre norme devono esprimere altrimenti è la vittoria di chi vuole fregare la norma. Invece chi si approfitta deve essere uno stimolo ad agire su altri piani, nella costruzione di una società più civile

Nel frattempo il provvedimento del Pd non esiste più e la Lega ha presentato una nuova proposta che impedisce alle donne incinta di avere il differimento della pena. Che ne pensa?

Dobbiamo tenere presente qual è il cardine del nostro ordinamento e delle norme internazionali: il benessere del bambino deve essere prevalente rispetto ad altre considerazioni che pure possono essere rilevanti. Detto questo, le politiche territoriali sono ancora molto arretrate. Ci sono case famiglia solo a Roma e Milano, invece avrebbe dovuto esserci un investimento in questo senso perché serve alla collettività. La casa famiglia può rappresentare un momento educativo molto importante per chi ha tendenza a ripetere i reati. In ogni caso stiamo parlando di 22 madri con 24 bambini in tutta Italia. Sono pochi, si può trovare una soluzione.

Ora dove sono?

In Campania, Lombardia, Piemonte e Veneto sono negli Icam, gli istituti a custodia attenuata dove è vero che ci sono ambienti più accoglienti ma si tratta comunque di situazioni detentive. In Puglia, Lazio e Umbria non ci sono Icam quindi le madri con i figli si trovano in sezioni che non sono una soluzione adeguata perché anche se ci sono culle e pareti colorate si è comunque in detenzione.

Ventiquattro madri sono davvero poche.

Esatto e io chiedo alla politica nazionale come sia possibile che un Paese di 60 milioni di abitanti non riesca ad avere delle strutture di accoglienza e sicurezza per questi pochi casi.

Che intende per strutture di accoglienza e sicurezza?

Gli Icam sono comunque reparti penitenziari anche se gli agenti non sono in divisa e le porte non hanno sbarre. Sono strutture a cui ricorrere solo in casi estremi. La priorità invece va data alle case famiglia protette. Purtroppo, quando è il momento di decidere l'assegnazione, i magistrati ci dicono che non ce ne sono e hanno ragione quindi invece di fare proposte di legge da populismo penale preferirei che la politica si assumesse l'impegno di creare delle case famiglia in modo che sul territorio ci siano luoghi accoglienti e sicuri in grado di rispondere al benessere del minore, alla tutela della relazione genitoriale e all'esigenza di giustizia. E l'ordine con cui ho elencato queste esigenze non è casuale.