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La storia che Gianni Amelio porta a Venezia serve a tutti per comprendere da dove viene la nostra democrazia

È importante, soprattutto per i giovani, sapere che la democrazia e la tutela dei diritti nel nostro Paese vengono da alcuni momenti fondamentali, e anche, a volte, da alcuni atti fondamentali. Uno di questi è l’abolizione del reato di plagio.

 È per questo che il Garante nazionale nella seconda uscita della sua collana, che si chiama appunto “Da dove”, ha ricordato come tale abolizione sia stata un punto determinante per la nostra storia. Il volume, uscito nel 2019, si intitola “Il reato impossibile” e ripercorre, l’unico caso di condanna per plagio della nostra Repubblica, quello di Aldo Braibanti. Una vicenda che Gianni Amelio ha trasposto nel suo “Il signore della formiche” presentato in questi giorni al Festival di Venezia.

«Allora era difficile riconoscere che le persone, anche adulte, avessero la libertà di esprimere pienamente sé stesse anche negli aspetti che stridevano con un presunto senso comune – afferma il Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà Mauro Palma: se c’era una relazione tra due uomini, uno più adulto e uno molto più giovane, era frequente supporre che l’uno avesse plagiato l’altro. Il superamento di questo pregiudizio è stato, quindi, un momento di passaggio in cui veniva finalmente riconosciuta la scelta individuale. Il caso Braibanti venne seguito anche da molti intellettuali, tra cui Umberto Eco che scrisse un saggio semiologico sulle parole usate nelle sentenze, rivelando tutti i pregiudizi di quell’Italia ancora spaventata dalla presunta diversità. L’idea di Amelio di riproporre la storia di Braibanti è importante per tutti noi, per capire da dove viene la nostra democrazia».

Il libro “Il reato impossibile” ripropone la sentenza della Corte d’assise di Roma del 1968 che condanna Braibanti a nove anni di reclusione e la sua analisi semantica fatta da Umberto Eco, la sentenza con cui la Corte costituzionale abolisce nel 1981 il reato di plagio e un saggio di Mauro Palma sull’importanza e sul senso della sua abolizione.